Città incantate e specchi

Articolo a cura della prof. Angiolina Di Capua.

Ha aperto la rassegna cinematografica “Specchi di Perseo”, organizzata dall’Istituto Masotto di Noventa Vicentina e dedicata quest’anno al tema dell’Alterità, la proiezione di un classico del cinema giapponese “La città incantata” del regista Miyazaki. A presentare la pellicola il professore Emiliano Brajato, anche coordinatore della rassegna.

Il film d’animazione, uscito nelle sale nel 2001 e liberamente ispirato al romanzo fantastico “Il meraviglioso paese oltre la nebbia” della scrittrice Kashiwaba, narra la storia di Chihiro, una ragazzina che finisce senza rendersene conto, insieme ai genitori, in una città incantata abitata da spiriti. Catapultata in quello che rappresenta un misto di luoghi immaginari come il regno di Oz di Baum, il paese dei balocchi di Collodi e Utopia di Thomas More, la bambina vede i genitori trasformarsi in maiali per via della loro avidità e decide quindi di rimanere nel regno fatato per tentare di liberarli. È costretta così a perdere il suo nome per prendere quello di Sen e a mettersi al servizio della potente maga Yubaba.


 A tal proposito, è bene ricordare il titolo originale dell’opera in quanto, secondo il prof. Brajato, la traduzione italiana rischia di essere fuorviante. L’originale giapponese recita, infatti, Sen to Chihiro no kamikakushi, dove Sen sta a significare ‘centinaia, nessuno, moltitudine’, Chihiro ‘profondità’, Kami-kakushi ‘rapita dagli dei, dai demoni, da eros’, ossia da quei desideri che dirigono le nostre azioni, in un’eterna rincorsa per renderci all’altezza di ciò che desideriamo. Il pluripremiato capolavoro del cineasta nipponico non è rivolto soltanto a un pubblico di giovanissimi, anzi, presenta una densità tematica meglio destinata a una maturità adulta.

 

Le avventure vissute dalla protagonista, che si trova a fare affidamento alle sole proprie forze, simboleggiano di fatto un rito di passaggio e di iniziazione verso un percorso di crescita e di maturazione. Non solo. Focalizzando l’attenzione su aspetti nevralgici della pellicola come la costruzione dei personaggi, gli sfondi, le musiche e i contenuti della cultura del Sol Levante, emerge una riflessione sulla relazione con l’Alterità intesa come il sogno, il desiderio, finanche la morte. Elementi che ci determinano, non distanti nel tempo e nello spazio, ma presenti ad ogni nostro passo, ad ogni nostro incontro, ricorda il prof. Brajato. Sono le Alterità che ci portiamo dentro, quella moltitudine di cui siamo fatti e di cui ci serviamo per affrontare il nostro percorso di vita/morte e la nostra necessaria trasformazione.
La questione dell’Altro che ci abita raffigura anche la via per trovare sé stessi, come già diceva Platone nell’Alcibiade I, ciò che nell’opera di Miyazaki avviene attraverso la relazione che Sen/Chihiro sa tessere con coloro che incontra. L’alterità, inoltre, è da intendersi come la dimensione strutturale del tempo che divora il presente, lo allontana in una dimensione altra, ma che si ripresenta nelle forme della memoria, del desiderio, della nostalgia.
Si tratta di un tema caro al regista che ha basato su questa particolare meditazione poetica molte sue delle produzioni cinematografiche, nobilitando con la sua arte l’anime e più in generale il genere dell’animazione.