Perseo 2023: Hugo Cabret

Giovedi 23 marzo gli studendi dell'Istituto Fogazzaro hanno potuto apprezzare HUGO CABRET all'interno della rassegna Specchi di Perseo.

A cura di Viviana Marcati

Il piccolo Hugo Cabret vive nascosto nella stazione di Paris Montparnasse, nel cuore di Parigi. Rimasto orfano, si occupa di far funzionare i tanti orologi della stazione e coltiva il sogno di aggiustare l'uomo meccanico che conserva nel suo nascondiglio e che rappresenta tutto ciò che gli è rimasto del padre. Per farlo, sottrae gli attrezzi di cui ha bisogno dal chiosco del giocattolaio, un uomo triste e burbero, ma viene colto in flagrante dal vecchio e derubato del prezioso taccuino di suo padre con i disegni dell'automa. Riavere quel taccuino è per Hugo una questione vitale.

Tipologia Avventura

Anno di Produzione 2011

Durata 125’

Nazionalità USA

Regia Martin Scorsese

Cast Ben Kingsley, Sacha Baron. Cohen, Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ray Winstone

ENTRIAMO NELLA VICENDA
Questo fantastico film è ricco di personaggi e di avventure e la sua caratteristica principale non è tanto la storia che viene raccontata ma proprio quello che ci vuole trasmettere, attraverso la vicenda.
Uno dei primi temi che saltano all’occhio è l’importanza della famiglia: il protagonista e l’aiutante Isabella hanno in comune l’assenza dei genitori e l’importanza di questa situazione è evidenziata dalla volontà di Hugo di realizzare quanto aveva progettato suo padre, grazie ai disegni contenuti nel taccuino
che lui ancora conserva. Da qui, ne deriva un altro ed importante contenuto: il ricordo. E’ un tema, questo, più difficile da cogliere, ma basti pensare alla sequenza nella quale Hugo e Isabella provano l’automa, inserendo la chiave in possesso della ragazza. Fin da subito, si nota che il personaggio principale non si aspetta tanto che il robot funzioni a dovere ma che contenga qualcosa che dia un senso a tutto il suo lavoro e a quello del padre e che, di conseguenza, possa ricordarglielo. E infatti Hugo si arrabbierà quando l’automa non scriverà lettere e frasi di senso compiuto, chiaro segno che ciò che cercava non era il funzionamento in sé. L’importanza dei ricordi viene, inoltre, evocata con la figura Georges Méliès, anziano signore ed apparente antagonista di Hugo Cabret. L’uomo ha un passato complesso: era, infatti, un cineasta ma con l’arrivo della Grande Guerra la gente non aveva più tempo di dedicarsi all’arte del cinema e al divertimento e dunque lui, in preda all’insoddisfazione, brucia tutte le sue opere e tenta di reprimere
tutto il passato, eludendone i ricordi.

Risulta quasi una contrapposizione fra il personaggio principale, che cerca il ricordo della sua figura paterna fra gli unici oggetti rimasti, e quello di Méliès, che non accetta questo dolore del passato, vivendo sempre insoddisfatto. Da queste ultime affermazioni, deduciamo un altro tema: la rilevanza dell’immagine. Méliès infatti non cerca di comunicare al suo pubblico attraverso le parole, bensì con le immagini. 

E anche l’automa, che egli stesso aveva in realtà costruito nelle notti dopo il lavoro (il cineasta aveva una passione per gli ingranaggi e gli orologi, possedeva addirittura un’officina nel suo teatro), non scrive parole ma, eccettuata la firma, fa solo schizzi, disegni abbozzati. Ultimo tema, ma non per questo meno importante, è quello del tempo e lo intuiamo subito grazie lavoro nero che il protagonista fa: egli lavora agli orologi della stazione perché ha un vero e proprio pensiero sul tempo, che esprime in presenza dell’amica Isabella. Per lui ogni cosa nel mondo ha un senso, ognuno ha motivo di esistere come ogni orologio ha bisogno di determinati pezzi per funzionare, altrimenti non funzionerebbe o non garantirebbe la sua funzione. È per questo motivo che Hugo non si arrende mai, fa ciò in cui crede e che gli piace: sa di non esistere per caso ma di far parte di un gigantesco ingranaggio che, senza di lui o chicchessia, non girerebbe.
Questo film è diretto da Martin Scorsese, uno dei maggiori registi americani, che ha vinto nella sua carriera tutti i più importanti premi cinematografici mondiali. In questo suo film, che risulta un’esperienza incredibile nella visione in 3D, grazie all’uso della steadycam (un supporto “indossato” da un operatore che ancora al corpo la macchina da presa) e il frequente ricorso al piano-sequenza (inquadratura senza stacchi di montaggio), riesce a far provare allo spettatore la sensazione di “star accanto” a Hugo, di condividerne in senso materiale il suo punto di vista.


(Fonti: https://www.cineprof.com/project/hugo-cabret/)