Perseo 2023: Jojo Rabbit
A cura di Viviana Marcati.
Berlino, 1945, il Terzo Reich sta per crollare. Jojo è una ragazzino di 10 anni timido e sensibile; vive con la madre e ha un amico immaginario con il quale si confida per consigli nei momenti di difficoltà. Niente di strano, se non fosse che questo amico è... Hitler.
Il film è tratto dal romanzo dell’autrice belga-neozelandese Christine Leunens “Come semi d’autunno” ed è scritto, diretto e interpretato dal regista nezelandese Taika Waititi.
Jojo è un bambino nato e cresciuto nella Germania nazista e dunque indottrinato a dovere dalla propaganda del regime. Un giorno scopre che sua madre Rosie nasconde in casa una ragazza ebrea e questo sconvolge completamente il suo mondo. La reciproca diffidenza iniziale tra i due ragazzi si trasforma a poco a poco in
amicizia e Jojo è “costretto” a rivedere completamente i suoi convincimenti. Il film inizia in modo pirotecnico, con trovate esilaranti e inserti di humor nero, ma seguendo la maturazione
del protagonista, la narrazione sfocia nel dramma a sfondo bellico-esistenziale, che ricomprende anche il tema della Shoah.
Lo spettatore rimane spiazzato dal mix di storia e stile narrativo, così la risata muore in gola lasciando il postoalla commozione, quello della speranza di un futuro migliore per Jojo e la sua amica Elsa. Particolarmente efficace la scelta dei protagonisti primo fra tutti Roman Griffin Davis, un tenerissimo e buffo Jojo; accanto a lui Scarlett Johansson (nominata all’Oscar per il ruolo), nelle vesti di una madre dai modi dolci ma dal temperamento determinato, che si batte segretamente secondo una logica antinazista, così come Sam Rockwell, un cinico e improbabile capitano tedesco che cambierà il corso della vita di Jojo.
Si ritaglia infine un ruolo particolare il regista Taika Waititi, l’immaginario amico del protagonista, un Hitler demenziale, surreale, più infantile del piccolo Jojo. Il film risulta pertanto come un romanzo di formazione che riesce per quanto possibile a tenere sullo sfondo gli orrori della guerra; la figura di Jojo fa esperienza del male e del dolore, anche se il racconto si muove con una cifra ironico-sarcastica, ma non per questo il film manca di intensità e profondità. Una curiosità: è stato completamente girato nella Repubblica Ceca. La città di Praga e i villaggi di Ustek e Zatec fanno fa sfondo alle avventure di del protagonista e del suo amico immaginario.
Regista, produttore, sceneggiatore, attore e doppiatore, Taika Waititi è di madre di religione ebraica e padre maori; con questo lungometraggio ha realizzato una storia che prendendo lo spunto dai problemi adolescenziali del protagonista, evolve in una riflessione ironica sulla tolleranza e contro l’odio destinata al grande pubblico. La pellicola non ha dichiarati intenti provocatori, anche perché l'anima Disney, proprietaria della Fox Searchlight Pictures, che ha prodotto il film, modera i toni e spinge verso la tolleranza e la fantasia, la resistenza e al rispetto verso l'altro.
I personaggi di questo film sembrano usciti dalla penna di un fumettista più che di uno scrittore: Adolf Hiler interpretato dallo stesso regista, ma anche il bravissimo e disturbante Sam Rockwell, che interpreta il capitano delle SS Klenzendorf, un’intensa Scarlett Johansson ne ruolo della madre coraggiosa e non allineata, la comica
Rebel Wilson, perfetta nel ruolo dell’educatrice nazista e soprattutto il bravissimo giovane protagonista, Roman Griffin Davis, al suo debutto. Belli i costumi e ottima anche la colonna sonora del film. Dal punto di vista musicale, il momento più significativo è proprio nel finale: Elsa, dopo tanto tempo e tanta sofferenza, torna finalmente alla vita, e all'aria aperta, ed è come estasiata. La camera la riprende a mezzo busto mentre avanza per la strada e quando vede la camionetta con i soldati americani – ripresa da un travelling (composto da panoramica e carrello) mentre le sfreccia davanti – capisce di essere fuori pericolo, finalmente. E apprende anche della menzogna di Jojo, imbarazzato e sfocato sullo sfondo (ancora appoggiato alla porta di casa).
Un carrello laterale – nell'emergere lentamente in sottofondo del brano “Helden” (versione tedesca
dell'epocale “Heroes”, composto nel 1977 da David Bowie e Brian Eno) – “assesta” il ritorno di Elsa verso il ragazzino che viene puntualmente schiaffeggiato. Tuttavia, la gioia di essere vivi e liberi è più forte di qualsiasi altra cosa.
E cosa fanno le persone libere, almeno in questo film? Ballano, come Jojo ed Elsa che vediamo sfidarsi a passi di danza in un campo-controcampo emozionante, colorato e strepitoso, sulle note di un inno alla vita e alla rinascita tra i più romantici e ruggenti della musica pop-rock. Come due sopravvissuti all'orrore ma non vinti, come due “eroi per un giorno o per sempre”, chissà...
Il film si chiude poi con il primo piano di Jojo che sorride fiducioso a Elsa (e a noi spettatori) e con la musica che accompagna e rafforza il senso racchiuso nella citazione dei versi magnifici di Rainer Maria Rilke, un invito alla scoperta della vita in tutte le sue manifestazioni: “Let everything happen to you, beauty and terror, just keep going, no feeling is final”: “Lascia che tutto ti accada, bellezza e terrore. Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano”.