No trespassing the reality of Xanadu! QUARTO POTERE (Citizen Kane)

A cura di Michela Benvegnù

A 83 anni dalla sua uscita (1941), Quarto potere di Orson Welles, torna nei cinema nella sua versione restaurata.

Nel 1942 questo capolavoro ricevette ben 9 candidature ai Premi Oscar tra le quali miglior regia e miglior attore protagonista (Welles). Purtroppo all’epoca il film fu un clamoroso insuccesso di pubblico e critica. Vinse solo una statuetta per la miglior sceneggiatura firmata da Welles ed Herman J. Mankievicz.

A soli 26 anni Orson Welles realizzò un’opera in grado di muoversi tra i generi e a disarcionare i limiti fino a quel momento varcati. Ispirato dalla figura del magnate dei media William Randolph Hearst, famoso per aver costruito un enorme  impero editoriale, il regista creò un biopic dal gusto thriller. 

La pellicola inizia con un flashback: il protagonista Charles Foster Kane muore pronunciando la parola “Rosebud”, ma nessuno ne conosce il significato. Così un giornalista si assume l’incarico di venire a capo del mistero parlando con le persone più vicine al defunto.

Ma Welles riesce a negare la vera risoluzione del dilemma, solo gli spettatori sapranno la verità su “Rosebud”. La soluzione sembra quasi una presa in giro del thriller stesso perchè Rosebud non è che un mero ricordo d’infanzia.


La pellicola riesce a costruire la parabola di un uomo che raffigura tutte le ambiguità del Sogno Americano: per rivelare la realtà immaginata di un magnate prima  in ascesa e poi in declino, il regista ed il cosceneggiatore “Mank” (divenuto poi protagonista del film di David Fincher “Mank” - 2020) inventano completamente una finta biografia iper - verosimile. Welles la costruisce attraverso cinegiornali manipolati, punti di vista contraddittori ed un uso sfrenato di fotogrammi spiazzanti e mai visti prima.

Se proviamo a scomporre il film frame per frame, noteremo dunque che è una miniera di stratagemmi ed invenzioni. Il buio e la profondità di campo sono sfruttati in modo magistrale e le scenografie sono piene di mascherini che permettono di ritagliare porzioni d’immagine.

L’uso vertiginoso e rivoluzionario della macchina da presa, che finalmente diventa lo sguardo del regista, le inquadrature, il montaggio ipnotico di Robert Wise e la sfolgorante fotografia in bianco e nero di Gregg Toland rendono questa pellicola immortale. 


Ma c’è un’altra ragione per cui il film rimarrà leggendario, Welles era un regista in grado di superare i limiti, i canoni e sperimentava attraverso la settima arte. La sua vera forza consisteva nella capacità di sfruttare le possibilità espressive dei mezzi che aveva a disposizione, non accontentandosi mai.


Uno dei temi principali dell’arte del Novecento è la “natura della coscienza” ed in Quarto Potere manca volutamente la prospettiva per personaggio principale. La sua personalità rimane fino alla fine sostanzialmente ignota, ed infatti il film si apre e si chiude (struttura circolare) con il cartello “No trespassing” che spicca sulla recinzione della sfarzosa dimora Xanadu del magnate Charles Foster Kane.

Questa opera cinematografica ci affascina e ci insegna che ogni storia ed ogni raconto possono sempre essere solo parziali. La modernità di Orson Welles deriva dal suo rifiuto di dare una definizione precisa al personaggio. Questo film senza tempo rimane tuttora un manifesto dall’attrazione magica sia per lo stile registico che narrativo, perchè tutto il cinema odierno non sarebbe come noi oggi lo conosciamo.

Qual’è la realtà più vera?

Noi chi siamo davvero? Chi diciamo di essere al mondo intero oppure quello che raccontiamo a noi stessi? Mai come in questo periodo storico filtrato dalla comunicazione, dai media, dai social, dovremmo provare a fare un passo indietro, provare ad ascoltare noi stessi, le parole, i suoni, i gesti, vivere le esperienze, raccontarle e non “condividerle“.

Perchè probabilmente la nostra vera essenza, la più profonda è destinata a rimanere un puzzle, come quello che prova a ricomporre la moglie di Kane.


TITOLO ITALIANO: "Quarto potere"


TITOLO ORIGINALE: "Citizen Kane"

REGIA: Orson Welles

SCENEGGIATURA: Hermann J. Mankiewicz e Orson Welles

MUSICHE: Bernard Herrmann

PRODUZIONE: USA 1941

DURATA: 119 minuti